09/03/2002
Un po’ rattristato dalla mancanza di volti giovani alla cerimonia funebre di Renzo Valente, scrivo queste righe nella speranza di suscitare tra gli Udinesi una fiammella di interesse per la vita e gli scritti di Valente, e cioè, in definitiva, per l’aspetto umano della vita quotidiana della nostra città, che con lui perde parte della sua ricchezza.
Desidero quindi condividere un ricordo personale di Valente.
Anni addietro, in occasione della perdita di mio padre, anch’egli Suo lettore ed estimatore della Udine dei ricordi (‘è vero, ci dicevano proprio “mòstro”’), mi ritrovai a sfogliare ancora le varie edizioni di “Udine 16 millimetri” che mi legavano alla memoria di mio padre e decisi di fare visita a Valente, per testimoniargli l’affetto che con il suo modo di raccontare Udine aveva saputo stimolare.
Valente mi accolse con la cortesia e semplicità che lo distinguevano e parlammo per un po’ di Udine, del suo lavoro, dei suoi ricordi, delle sue caricature che riempivano il corridoio della casa di via D’Azeglio e volle dedicarmi le copie dei suoi libri.
Mio padre possedeva una replica di una radio degli anni ’30, oggetto di tecnologia recente ma di aspetto antico: fattomi l’idea che Valente l’avrebbe gradita, gliela portai in dono, certo che anche mio padre avrebbe apprezzato che la usasse chi aveva gli stessi ricordi, e aveva vissuto le stesse notizie, udito le stesse canzoni da un altoparlante di simile fattura.
Valente accolse il pensiero con piacere e dal modo in cui la accarezzava con gli occhi capii che avevo fatto la cosa giusta.
Tempo dopo, in occasione di uno scambio di auguri Natalizi, Valente mi scrisse il seguente biglietto:
“Caro Zanello,
l’ho già ringraziata a voce, e mi pare due volte, ma non basta. Il regalo è tanto bello e importante che sento il bisogno di ringraziarla ancora.
La saponetta, originale o no, mi riporta alle canzoni di Rabagliati, del Trio Lescano, dell’orchestra Angelini, alle romanze di Beniamino Gigli, della Toti Dal Monte, di Tito Schipa, addirittura alle radiocronache di Nicolò Carosio.
Si figuri, la guardo, l’ascolto e, anche se il prodotto non è lo stesso, mi pare che da quella finestrella ricamata esca il respiro di quei tempi, ricevendone un benessere sottile e commovente. Perciò grazie ancora e auguri anche a Lei.
Renzo Valente”
Nel giorno del saluto a questo vero poeta del quotidiano, il dispiacere del distacco è così per me un po’ addolcito dal ricordo del suo apprezzamento per quella radio, dalla sensazione di aver potuto dargli qualcosa in cambio della sua vita spesa a darci memoria di ciò che fu e fummo, delle vie, dei palazzi, delle persone che fecero Udine quella che è.
Difficilmente ora qualcuno ci racconterà perché su Palazzo D’Aronco si può vedere l’effigie bendata e con orecchie d’asino di un barbiere, e le mille altre storie che in Valente continuavano a vivere per tutti noi.
In quest’epoca in cui come non mai abbiamo a disposizione mezzi per comunicare e come non mai abbiamo così poco da comunicare, Valente era la prova vivente di come anche i ricordi più semplici, visti dall’occhio di un poeta, sappiano darci “un benessere sottile e commovente”.
Alessandro Zanello